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La serie televisiva “Il Giardiniere” offre una narrazione complessa che intreccia il tema della riparazione psicologica del dolore con la dinamica, spesso disfunzionale, della complicità materna. Attraverso la lente della psicologia del trauma e della teoria dell'attaccamento, possiamo analizzare come il protagonista, afflitto da un lutto o da un trauma significativo, cerchi inconsciamente di riparare la ferita emotiva attraverso azioni che possono apparire oscure o devianti. Parallelamente, la figura materna gioca un ruolo cruciale, la cui complicità, consapevole o meno, può perpetuare il ciclo del dolore e ostacolare un autentico processo di guarigione.
La riparazione del dolore, in termini psicologici, si riferisce a tentativi, spesso maladattivi, di affrontare e superare un trauma o una perdita significativa. Questi tentativi possono manifestarsi attraverso comportamenti ripetitivi, identificazioni proiettive o la riattualizzazione inconscia della dinamica traumatica (van der Kolk, 2014). Il protagonista de "Il Giardiniere Morte" potrebbe, ad esempio, ricreare simbolicamente la situazione traumatica originaria nel tentativo di ottenere un esito diverso o di esercitare un controllo che gli è mancato in passato. Questa "coazione a ripetere" (Freud, 1920) non porta a una vera risoluzione, ma anzi può intrappolare l'individuo in un ciclo di sofferenza.
La complicità materna, d'altra parte, può assumere diverse forme. Può trattarsi di un'adesione silente alle azioni del figlio, motivata da un proprio senso di colpa, da un bisogno di proteggerlo a oltranza o da dinamiche intergenerazionali non risolte (Bowlby, 1969). La madre potrebbe inconsciamente perpetuare schemi relazionali disfunzionali, ostacolando l'autonomia e la capacità del figlio di affrontare il proprio dolore in modo sano. Questa dinamica può essere particolarmente complessa se la madre stessa ha subito traumi o perdite significative, trasmettendo inconsapevolmente modelli di coping disadattivi (Siegel, 1999).
L'Ombra del Giardino
Marco, il protagonista, ha perso la sorella in un tragico incidente d'auto di cui si sente indirettamente responsabile. Da allora, si dedica ossessivamente alla cura del giardino di famiglia, ripiantando meticolosamente le stesse varietà di fiori che amava la sorella, disponendoli nello stesso modo. Questo rituale quotidiano, apparentemente un omaggio alla memoria, nasconde un tentativo inconscio di "riparare" l'evento, di ricreare un ambiente in cui la tragedia non è mai avvenuta. La madre di Marco, Elena, pur vedendo la sofferenza del figlio, non interviene. Anzi, lo incoraggia nel suo lavoro, forse perché anche lei trova conforto in quel giardino immutabile, un luogo dove il ricordo della figlia defunta rimane vivo e idealizzato. La sua complicità silente impedisce a Marco di affrontare il proprio senso di colpa e di elaborare il lutto in modo costruttivo, mantenendolo ancorato a un passato idealizzato.
Se la serie televisiva "Il Giardiniere" ha toccato corde profonde in te, se ti sei ritrovato nelle dinamiche complesse tra i personaggi e se ti interroghi sulle tematiche della riparazione del dolore e della complicità materna, sappi che non sei solo.
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Il Segreto Sotterrato
Anna è tormentata dalla scomparsa del padre, avvenuta in circostanze misteriose durante la sua infanzia. Crescendo, sviluppa un'ossessione per la ricerca della verità, scavando metaforicamente e letteralmente nel passato. La madre, Giulia, è evasiva e reticente, fornendo risposte vaghe e contraddittorie. Questa reticenza, apparentemente motivata dal desiderio di proteggere Anna dal dolore, si rivela una forma di complicità che alimenta la sua ossessione. Inconsciamente, Giulia potrebbe essere intrappolata in un segreto che la lega alla scomparsa del marito, e il suo silenzio perpetua il trauma di Anna, impedendole di raggiungere una chiusura emotiva e di costruire relazioni basate sulla fiducia. La complicità materna, in questo caso, non solo ostacola la riparazione del dolore di Anna, ma la radica in un clima di sospetto e incertezza.
In conclusione, "Il Giardiniere" esplora la complessità della riparazione del dolore e il ruolo ambiguo della complicità materna. Attraverso narrazioni avvincenti, la serie offre spunti di riflessione sulla natura del trauma, sulle dinamiche familiari disfunzionali e sulla necessità di affrontare il dolore in modo autentico per spezzare i cicli intergenerazionali di sofferenza. La guarigione, come suggerisce la psicologia, non risiede nella ripetizione del passato, ma nell'elaborazione del trauma e nella costruzione di un futuro emotivamente integro.
Riferimenti Bibliografici
AA.VV. (2007), La violenza come riconoscerla, prevenirla e gestirla, A.I.P.C. Editore – Roma. (esaurito);
AA.VV. (2009), Stalking, A.I.P.C. Editore – Roma (esaurito);
AA.VV. (2010), Violenza e Stalking: due facce della stessa medaglia, A.I.P.C. Editore – Roma. (esaurito);
AA.VV. (2011), Rifiuto tossico: stalker e trattamento, prigione o terapia? A.I.P.C. Editore – Roma. (esaurito);
AA.VV. (2012), Rischio morale: Amore un gioco pericoloso, A.I.P.C. Editore – Roma. (esaurito);
AA.VV. (2013), Stalking: Distacco, separazione e abbandono, A.I.P.C. Editore – Roma. (esaurito);
AA.VV. (2015), Il narcisismo perverso dalla famiglia alla coppia, A.I.P.C. Editore – Roma. (esaurito);
AA.VV. (2017), Verso un’eziologia delle relazioni violente. Uno studio clinico, psicodiagnostico e psicofisiologico. A.I.P.C. Editore – Roma. (esaurito);
AA.VV. (2018), La violenza di genere che non degenera, A.I.P.C. Editore – Roma. (esaurito);
Bowlby, J. (1969). Attachment and loss, Vol. 1: Attachment. Attachment and Loss. New York: Basic Books.
Freud, S. (1920). Beyond the pleasure principle. SE, 18: 1-64.
Siegel, D. J. (1999). The developing mind: Toward a neurobiology of interpersonal experience. Guilford Press.
van der Kolk, B. A. (2014). The body keeps the score: Brain, mind, and body in the healing of trauma. Viking.