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Ferite invisibili, gesti estremi: La Donna autrice di omicidio nel II Trimestre 2025
L'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), dipartimento chiave dell'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), emerge come strumento fondamentale per comprendere le complesse dinamiche che portano agli omicidi nei contesti familiari e relazionali in Italia. L'approccio dell'ONOF estende la definizione di "familiarità" oltre i legami di parentela, includendo ogni tipo di relazione significativa, dai conoscenti ai legami affettivi passati o presenti. Questa visione allargata, unita alla lente della psicotraumatologia relazionale del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), permette di cogliere l'ampio spettro di interazioni umane che possono degenerare in violenza letale.
Il lavoro dell'ONOF, sebbene basato su dati giornalistici, offre una prospettiva cruciale per evidenziare le tendenze e le caratteristiche di questi omicidi. Le analisi multidimensionali, condotte dall'AIPC, esaminano variabili come il sesso delle vittime e degli autori, la distribuzione geografica, le armi impiegate e il grado di familiarità tra aggressore e vittima. Queste analisi hanno già rivelato pattern ricorrenti, come la maggiore incidenza dell'uomo come vittima in omicidi familiari per mano di parenti o conoscenti, e della donna come vittima di persone con cui ha o ha avuto una relazione affettivo-sentimentale.
Recentemente, la rubrica settimanale dell'ONOF ha fornito un'illuminante prospettiva sugli omicidi familiari, rivelando come in un periodo specifico, determinate caratteristiche della vittima e dell'autore abbiano mostrato una significativa prevalenza. Questo sottolinea l'importanza dell'indagine approfondita di ogni variabile, sia della vittima che dell'autore, attraverso la lente della psicotraumatologia relazionale. Tale approccio è fondamentale per comprendere le radici profonde delle dinamiche relazionali disfunzionali e dei traumi irrisolti che spesso sono alla base di queste tragedie. Il CIPR, in particolare, contribuisce a illuminare come le ferite emotive e i conflitti irrisolti possano condurre a esiti così drammatici.
Il lavoro congiunto di AIPC, CIPR e ONOF è cruciale per comprendere e affrontare queste complesse realtà, fornendo dati e analisi che sono indispensabili per sviluppare strategie di prevenzione più efficaci e per offrire supporto adeguato a chi ne ha bisogno.
Analisi dei Dati del II Trimestre 2025: Il Profilo della Donna Autrice di Omicidio
Nel II trimestre 2025, emerge un profilo statisticamente rilevante della donna presunta autrice o rea confessa di omicidio. Ogni variabile, analizzata attraverso la lente della psicotraumatologia relazionale, cessa di essere un mero dato statistico per diventare l'indizio di una complessa storia di sofferenza e disfunzione.
- Genere: Donna (11%) Il dato, sebbene minoritario rispetto al totale degli omicidi, è criminologicamente significativo. Dal punto di vista della psicotraumatologia relazionale, l'atto omicidiario commesso da una donna raramente nasce da una spinta predatoria. Più spesso, rappresenta il punto di rottura finale di una lunga storia di traumi cumulativi, abusi subiti (fisici o psicologici), o dinamiche di invischiamento patologico. L'atto violento può essere l'esito disperato di un'escalation di impotenza appresa, dove la violenza diventa l'unica, distorta forma di agency percepita per porre fine a una sofferenza relazionale intollerabile.
- Età: 36-53 anni (42%) Questa fascia d'età non è casuale. Corrisponde a una fase della vita in cui si tirano le somme, in cui i percorsi esistenziali sono in gran parte tracciati. Un trauma relazionale non elaborato, originato magari nell'infanzia, può aver cronicizzato dinamiche disfunzionali per decenni. A quest'età, la speranza di un cambiamento può svanire, lasciando spazio a un senso di intrappolamento definitivo. L'omicidio può rappresentare la catastrofica implosione di un progetto di vita percepito come fallito, dove il partner o il parente diventa il simbolo vivente di tale fallimento e sofferenza.
- Familiarità con la vittima: Partner/Parenti (43%) Questo è il cuore dell'analisi psicotraumatologica. L'omicidio non avviene in un vuoto relazionale, ma nel sancta sanctorum dei legami primari. Uccidere un partner o un parente è la distruzione fisica di un legame che era già psicologicamente letale. Rappresenta il fallimento totale dei meccanismi di attaccamento, comunicazione e regolazione emotiva. Secondo il protocollo del CIPR, si indaga come la relazione stessa sia diventata un "agente traumatizzante", un sistema chiuso in cui i conflitti non vengono risolti ma si incancreniscono, fino a rendere l'altro un oggetto da eliminare per poter sopravvivere psicologicamente.
- Distribuzione geografica: Sud e Isole (57%) Questo dato non va letto con stereotipi, ma come un possibile indicatore di contesti socio-culturali dove le pressioni relazionali possono essere più intense. Fattori come una minore mobilità sociale, una maggiore dipendenza economica, un più forte senso di coesione familiare che può diventare controllo e una minore accessibilità a servizi di supporto psicologico possono creare una "gabbia" relazionale più difficile da scardinare. In questi contesti, la donna può sentirsi ancora più isolata e senza vie di fuga, aumentando il rischio che la pressione interna esploda in modo tragico.
- Arma utilizzata: Arma da taglio (42%) L'arma da taglio è un'arma intima, domestica. Il suo utilizzo implica vicinanza fisica, rabbia esplosiva e un superamento della barriera del contatto. A differenza di un'arma da fuoco, che permette distanza, il coltello è l'estensione di un corpo a corpo finale. Simbolicamente, è la trasformazione di un utensile quotidiano, spesso legato alla cura (il coltello da cucina), in strumento di morte. Questo capovolgimento rappresenta perfettamente la perversione della dinamica relazionale: ciò che doveva nutrire e sostenere (la relazione, la casa) diventa ciò che uccide.
Conclusione: Oltre il Silenzio del Dato
I numeri, da soli, sono muti. Ma se letti attraverso la lente della psicotraumatologia relazionale, diventano il capitolo finale di una storia non raccontata, scritta con il linguaggio della sofferenza. Il profilo della donna che uccide nel secondo trimestre del 2025 non è quello di un mostro, ma spesso quello di una vittima che, esaurite tutte le altre strategie, diventa autrice del gesto più estremo.
L'omicidio appare qui non come un atto di forza, ma come l'implosione finale di un mondo interiore devastato da ferite relazionali mai curate. È il sintomo visibile di un trauma invisibile che ha eroso dall'interno la capacità di amare, comunicare e sperare. Il lavoro dell'ONOF, dell'AIPC e del CIPR non è quindi solo un'analisi criminologica, ma un dovere etico: dare voce a quel silenzio, comprendere quelle dinamiche e intervenire prima che il grido di dolore diventi l'ultimo, irrevocabile, atto di violenza. La prevenzione non risiede solo nel controllo, ma nella capacità di offrire percorsi di guarigione a chi vive in una prigione relazionale, prima che le sbarre di quella prigione si trasformino nella lama di un coltello.
Non Sei Sola: Rompi il Silenzio Prima che Sia Troppo Tardi
Se leggendo queste analisi hai sentito una risonanza dolorosa, se hai riconosciuto frammenti della tua storia, delle tue paure o della tua sofferenza nelle dinamiche descritte, è importante che tu sappia una cosa: non sei sola e non sei sbagliata.
Sentirsi intrappolate in una relazione tossica, percepire un senso di impotenza crescente o vivere con il peso di traumi e conflitti irrisolti sono esperienze che possono portare a un punto di rottura. La violenza, anche quella più estrema, è spesso l'atto finale di una lunga e silenziosa agonia interiore.
Il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) e l'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF) sono nati per comprendere queste dinamiche, ma soprattutto per prevenirle, offrendo uno spazio di ascolto e percorsi di guarigione concreti.
Se ti senti sopraffatta, se temi di poter perdere il controllo o se semplicemente desideri capire come uscire da una spirale di sofferenza, ti invitiamo a fare il primo e più coraggioso passo: chiedere aiuto. I nostri professionisti sono pronti a supportarti con riservatezza e competenza per aiutarti a decostruire le dinamiche distruttive e a ritrovare te stessa.
Non aspettare che il dolore diventi ingestibile. Esiste un'alternativa.
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