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Il dolore psicologico, specialmente quello che affonda le radici nelle nostre relazioni primarie, è spesso vissuto in solitudine. Come un meticoloso esame post-mortem, l'individuo tenta di condurre un'"autopsia del proprio dolore", sezionando ricordi, analizzando torti subiti e cercando di dare un nome a una sofferenza pervasiva che modella il presente. Questa indagine interiore, sebbene necessaria, rischia di trasformarsi in un labirinto di ruminazione senza via d'uscita se non è sorretta da una chiave di lettura scientifica e da una relazione terapeutica sicura. È qui che la psicotraumatologia relazionale, attraverso il protocollo del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), offre una via non solo per analizzare, ma per ricomporre.
Il CIPR muove da un presupposto fondamentale: il trauma complesso non è un singolo evento, ma una condizione che si installa nel sistema nervoso, alterando la nostra capacità di regolare le emozioni, di fidarci dell'altro e di sentirci sicuri nel mondo. Questa prospettiva si fonda sull'analisi di come le esperienze avverse modulino l'attività dei sette sistemi emotivi primari identificati da Jaak Panksepp: RICERCA, PAURA, RABBIA, DESIDERIO, CURA, PANICO/TRISTEZZA, e GIOCO.
Un trauma relazionale può creare uno squilibrio cronico: un'iper-attivazione dei sistemi di minaccia (PAURA, RABBIA) e un'ipo-attivazione dei sistemi legati alla socialità e al benessere (CURA, GIOCO). Il protocollo del CIPR, che integra strumenti di valutazione scientifica come la Scala di Valutazione dell'Impatto Traumatico Relazionale (SVITR) e metodologie avanzate come il biofeedback, permette di mappare questo squilibrio e di intervenire in modo mirato.
Vediamo come questo approccio si traduce nella pratica clinica attraverso due casi emblematici.
Marco e l'Eco della Rabbia
Marco, un ingegnere di 45 anni, si rivolge al CIPR per una grave difficoltà nella gestione della rabbia che sta distruggendo il suo matrimonio. Descrive reazioni esplosive e sproporzionate per motivi apparentemente futili, seguite da un profondo senso di colpa e vergogna. Le sue relazioni, afferma, sono sempre state "tempestose", caratterizzate da un'alternanza di idealizzazione e svalutazione del partner.
La valutazione iniziale con la scala SVITR evidenzia un'esposizione significativa a un ambiente familiare invalidante durante l'infanzia, con un padre autoritario e verbalmente aggressivo. L'analisi secondo il modello di Panksepp, supportata dalle misurazioni psicofisiologiche tramite biofeedback, rivela un'iper-attivazione cronica dei sistemi della RABBIA e della PAURA. Il sistema nervoso di Marco è costantemente in uno stato di allerta, interpretando segnali relazionali neutri (una critica costruttiva della moglie, una richiesta di attenzione) come minacce imminenti, le stesse che subiva da bambino. Il suo sistema di RICERCA, anziché essere orientato alla curiosità e al piacere, è dirottato sulla scansione ossessiva dell'ambiente alla ricerca di potenziali pericoli.
L'intervento del CIPR si è focalizzato su più livelli. In un contesto di relazione terapeutica sicura, Marco ha imparato a riconoscere i trigger corporei della sua rabbia. Attraverso il biofeedback, ha visualizzato in tempo reale come i suoi pensieri influenzassero il suo battito cardiaco e la sua tensione muscolare, acquisendo la capacità di modularli attivamente. Il lavoro terapeutico ha permesso di "disinnescare" la risposta di minaccia, riducendo l'iper-attivazione dei sistemi di RABBIA e PAURA e consentendo una timida riattivazione del sistema del GIOCO, inteso come capacità di stare nella relazione con leggerezza e flessibilità.
Sofia e il Silenzio dei Legami
Sofia, 38 anni, arriva in terapia lamentando un senso pervasivo di vuoto e di distacco emotivo. "Le mie relazioni affettive sono un vero disastro," racconta, "i partner si somigliano tutti, mi sembra di ripercorrere la vita di coppia dei miei genitori!". Sofia sceglie sistematicamente partner non disponibili emotivamente, riproducendo una dinamica che conosce fin troppo bene. Cresciuta con una madre depressa e un padre assente, ha imparato che i suoi bisogni emotivi non solo non trovavano risposta, ma erano un peso.
L'analisi con il protocollo CIPR rivela un quadro opposto a quello di Marco. In Sofia, il trauma si manifesta con una profonda ipo-attivazione dei sistemi pro-sociali. Il sistema della CURA, sia nel dare che nel ricevere, è quasi inattivo. Il sistema del GIOCO è percepito come pericoloso e futile. Il suo sistema di PANICO/TRISTEZZA, cronicamente attivato nell'infanzia dalla non responsività materna, ha portato a una sorta di "spegnimento" difensivo (freeze) per non sentire più il dolore dell'abbandono.
Il percorso terapeutico con Sofia si è concentrato sulla riattivazione somatica ed emotiva. Il terapeuta ha agito come una base sicura da cui Sofia ha potuto iniziare a esplorare, con estrema cautela, i propri bisogni di attaccamento. Il lavoro non è stato tanto interpretare, quanto "sentire". Attraverso tecniche di sintonizzazione affettiva e un lavoro corporeo dolce, si è mirato a risvegliare la sensibilità dei sistemi della CURA e del GIOCO. Per Sofia, imparare a chiedere aiuto, a ricevere un complimento senza sentirsi a disagio, o a godere di un'attività senza uno scopo produttivo, ha rappresentato la vera frontiera della guarigione. Ha smesso di condurre la fredda autopsia del suo vuoto per iniziare a tessere, filo dopo filo, una nuova trama relazionale.
Se le esperienze di Marco o Sofia risuonano con la tua storia, o se senti che dinamiche complesse hanno inciso sulla tua capacità di vivere relazioni serene, sappi che non sei solo. Passare dall'analisi del dolore alla sua elaborazione richiede strumenti e guide specializzate.
Il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) offre un approccio specialistico per affrontare i traumi relazionali e supportare la guarigione. I nostri professionisti a Pescara e Roma sono pronti ad accoglierti con percorsi terapeutici personalizzati, integrando metodologie scientifiche per aiutarti a ritrovare equilibrio e benessere.
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