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L'incontro di sabato 19 luglio 2025, dalle ore 09:00 alle ore 12:00, tenutosi presso la sede pescarese del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), ha concluso il secondo ciclo di aggiornamento professionale sulla violenza, rappresentando un fondamentale momento di dialogo e confronto con il personale della Questura di Pescara.
L'evento ha posto al centro dell'analisi una fenomenologia complessa e di grande attualità: i profili della donna autrice di reato violento e dell'uomo vittima. Questa disamina si allinea con le evidenze statistiche ricorrenti, secondo cui l'uomo risulta essere, in percentuale, la vittima prevalente di omicidi in contesti familiari o relazionali allargati, spesso per mano di un parente o di un conoscente.
Il focus dell'incontro si è concentrato sul significato psicologico e criminologico di tre variabili chiave, essenziali per una corretta profilazione e comprensione del fenomeno:
- L'età della vittima e dell'autore.
- Il rapporto di familiarità tra le parti, che conferma come la violenza letale contro gli uomini avvenga frequentemente ad opera di conoscenti.
- L'arma utilizzata, un indicatore spesso rivelatore della dinamica del crimine.
Questo tipo di collaborazione tra il CIPR e le Forze dell'Ordine è cruciale per affinare gli strumenti di analisi e intervento su dinamiche criminali che richiedono un approccio multidisciplinare.
L'analisi muove da un dato ricorrente e controintuitivo rispetto alla narrazione mediatica prevalente: se la donna è più frequentemente vittima di un partner o ex-partner, l'uomo, quando cade in un contesto familiare o para-familiare, è spesso vittima di un parente o di un conoscente. Questo scarto statistico non è un semplice dato, ma lo specchio di dinamiche relazionali e contesti socioculturali profondamente diversi, che richiedono un'interpretazione che vada oltre la cronaca.
La Donna presunta autrice o rea confessa di omicidi: un'analisi psicocriminologica
Quando la violenza è agita da una donna, le variabili assumono connotazioni emblematiche.
L'Età: Spesso non si tratta di un'esplosione di aggressività giovanile, ma di un atto che matura in età più avanzata. L'età, in questo contesto, non è un mero dato anagrafico, ma può rappresentare il punto di rottura di storie di sofferenza prolungata, di abusi subiti o di dinamiche relazionali disfunzionali cronicizzate. Diventa il simbolo di un "tempo massimo" psicologico, il momento in cui l'incapacità di sostenere ulteriormente un carico traumatico si converte in un'azione distruttiva.
Il Rapporto di Familiarità: La violenza si consuma quasi sempre all'interno del "teatro relazionale" della famiglia o delle conoscenze strette. Questo indica che l'atto non è predatorio, ma reattivo. Il legame con la vittima è il contenitore stesso del conflitto, un legame che da fonte di attaccamento si è trasformato in una minaccia esistenziale. L'omicidio diventa la recisione estrema e tragica di un nodo percepito come inestricabile.
L'Arma: L'arma da taglio, statisticamente prevalente in questi casi, è un potente significante psicologico. A differenza dell'arma da fuoco, che mantiene una distanza, l'arma bianca implica prossimità, contatto fisico, e un'intimità terribile nell'atto violento. Suggerisce un'esplosione di rabbia non pianificata a lungo termine, un cortocircuito del sistema emotivo primario della RABBIA (secondo il modello di Jaak Panksepp), che travolge le capacità di mentalizzazione e regolazione. È un atto viscerale, che annulla la distanza fisica e, simbolicamente, quella emotiva.
L'Uomo vittima: un vulnus psicologico e culturale
Il profilo dell'uomo vittima in contesti familiari o di conoscenza scardina molti stereotipi e apre a riflessioni complesse.
L'Età: L'età della vittima maschile spesso coincide con fasi della vita (35-60 anni) in cui i ruoli sociali, il potere e la prestanza fisica sono dati per consolidati. La sua morte per mano di un conoscente o familiare può rappresentare la tragica conclusione di una lotta per il potere, di conflitti economici o di un crollo di ruoli tradizionali che genera una conflittualità insanabile.
Il Rapporto di Familiarità: Essere vittima di un conoscente o di un parente, e in particolare di una donna, espone un vulnus psicologico e culturale. Spesso, l'uomo può sottovalutare la portata della minaccia proveniente da una figura femminile o da un contesto che non percepisce come paritetico in termini di forza fisica. Questa mancata percezione del pericolo è, in sé, un fattore di rischio cruciale.
L'Arma Subita: Il fatto di essere colpito da un'arma da taglio evidenzia, anche dal lato della vittima, il collasso della distanza interpersonale. L'aggressione non arriva da lontano, ma dall'interno della propria cerchia sicura, violando le barriere più elementari della fiducia e della prossemica.
In conclusione, l'incontro ha sottolineato come l'analisi integrata tra la psicologia clinica e la criminologia operativa sia imprescindibile. Ogni profilo non è un'astratta categoria, ma la narrazione di una storia traumatica che, attraverso l'esame di variabili come età, familiarità e arma, può essere decodificata per migliorare le strategie di prevenzione, la valutazione del rischio e l'intervento, a tutela della sicurezza dell'intera collettività.
Analisi e prevenzione degli omicidi familiari: un appello alla collaborazione
La comprensione degli omicidi in ambito familiare richiede un’analisi che vada oltre la cronaca, per immergersi nelle complesse dinamiche psicologiche, relazionali e culturali che ne costituiscono il terreno fertile. Ogni caso è una narrazione di traumi, conflitti e segnali che, se decodificati correttamente, possono trasformarsi in strumenti di prevenzione.
Il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR) e l’Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), sotto l’egida dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), sono in prima linea nello studio scientifico di questo fenomeno. Attraverso l’analisi di dati e profili psicocriminologici, ci impegniamo a fornire una lettura approfondita che possa supportare l’azione sul campo.
Per i rappresentanti delle Forze dell’Ordine:
Se siete interessati a collaborare, condividere dati, accedere ad analisi specifiche sui profili di vittime e autori, o a organizzare percorsi di aggiornamento professionale per il vostro personale, il nostro team di esperti è a vostra disposizione per creare un approccio integrato alla valutazione e alla prevenzione del rischio.
Per cittadini, ricercatori e professionisti:
Se il tema vi interessa per motivi di studio, ricerca o per comprendere meglio le dinamiche della violenza relazionale, vi invitiamo a mettervi in contatto con noi per accedere a risorse e approfondimenti.
La conoscenza è il primo passo verso la prevenzione.
Contatti:
Email: aipcitalia@gmail.com
Sito di Riferimento: www.associazioneitalianadipsicologiaecriminologia.it
Telefono (WhatsApp): 3924401930
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