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Il Tradimento della prossimità: Anatomia degli omicidi familiari. Analisi shock sugli Uomini vittime di conos

17/07/2025 09:32

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Il Tradimento della prossimità: Anatomia degli omicidi familiari. Analisi shock sugli Uomini vittime di conoscenti (II Trimestre 2025).

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L'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), dipartimento chiave dell'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), emerge come strumento fondamentale per comprendere le complesse dinamiche che portano agli omicidi nei contesti familiari e relazionali in Italia. L'approccio dell'ONOF estende la definizione di "familiarità" oltre i legami di parentela, includendo ogni tipo di relazione significativa, dai conoscenti ai legami affettivi passati o presenti. Questa visione allargata, unita alla lente della psicotraumatologia relazionale del Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), permette di cogliere l'ampio spettro di interazioni umane che possono degenerare in violenza letale.

Il lavoro dell'ONOF, sebbene basato su dati giornalistici, offre una prospettiva cruciale per evidenziare le tendenze e le caratteristiche di questi omicidi. Le analisi multidimensionali, condotte dall'AIPC, esaminano variabili come il sesso delle vittime e degli autori, la distribuzione geografica, le armi impiegate e il grado di familiarità tra aggressore e vittima. Queste analisi hanno già rivelato pattern ricorrenti, come la maggiore incidenza dell'uomo come vittima in omicidi familiari per mano di parenti o conoscenti, e della donna come vittima di persone con cui ha o ha avuto una relazione affettivo-sentimentale.

 

Recentemente, la rubrica settimanale dell'ONOF ha fornito un'illuminante prospettiva sugli omicidi familiari, rivelando come in un periodo specifico, determinate caratteristiche della vittima e dell'autore abbiano mostrato una significativa prevalenza. Questo sottolinea l'importanza dell'indagine approfondita di ogni variabile, sia della vittima che dell'autore, attraverso la lente della psicotraumatologia relazionale. Tale approccio è fondamentale per comprendere le radici profonde delle dinamiche relazionali disfunzionali e dei traumi irrisolti che spesso sono alla base di queste tragedie. Il CIPR, in particolare, contribuisce a illuminare come le ferite emotive e i conflitti irrisolti possano condurre a esiti così drammatici.

Il lavoro congiunto di AIPC, CIPR e ONOF è cruciale per comprendere e affrontare queste complesse realtà, fornendo dati e analisi che sono indispensabili per sviluppare strategie di prevenzione più efficaci e per offrire supporto adeguato a chi ne ha bisogno.

 

Nel II trimestre del 2025 le caratteristiche statisticamente più elevate degli uomini vittime di omicidio sono:

  • Genere: Uomo (49%)
  • Età: 36-53 (44%)
  • Familiarità con l’autore: Conoscenti (66%)
  • Distribuzione geografica: Nord (50%)
  • Arma utilizzata: Arma da taglio (42%)

 

Di seguito, un'analisi dettagliata di ogni variabile.

1. Genere: Uomo (49%)

Il dato che vede le vittime di sesso maschile rappresentare quasi la metà del totale (49%) degli omicidi familiari e relazionali è di per sé significativo. Questo valore, pur di poco inferiore alla metà, scardina la narrazione comune che vede la violenza letale in contesti relazionali come un fenomeno quasi esclusivamente a danno femminile. L'analisi dell'AIPC e dell'ONOF evidenzia come l'uomo sia frequentemente vittima all'interno di un perimetro di "familiarità allargata", che include non solo parenti ma anche, e soprattutto, conoscenti, amici o vicini.

Dal punto di vista della psicotraumatologia relazionale (CIPR), questo dato invita a esplorare le dinamiche di potere, onore e conflitto nel mondo maschile. Le dispute possono originare da questioni economiche, rivalità personali o dissidi a lungo covati che, in assenza di adeguate capacità di regolazione emotiva e negoziazione, degenerano. L'uomo, in questi contesti, può trovarsi intrappolato in copioni relazionali disfunzionali appresi, dove la violenza diventa l'unica modalità percepita per risolvere un'impasse o riaffermare uno status.

2. Età: 36-53 anni (44%)

La concentrazione delle vittime maschili nella fascia d'età 36-53 anni (44%) è un indicatore cruciale. Questo periodo della vita è spesso caratterizzato da un complesso intreccio di responsabilità professionali, familiari e sociali. È l'età della "piena maturità", in cui gli uomini sono al culmine della loro carriera e del loro ruolo sociale. Tuttavia, è anche un'età di bilanci e potenziali crisi.

Un conflitto letale in questa fase può essere la tragica conclusione di fallimenti percepiti, pressioni economiche insostenibili o crisi relazionali che si trascinano da tempo. La lente del CIPR suggerisce di indagare la storia traumatica delle vittime e degli autori: uomini in questa fascia d'età potrebbero portare sulle spalle il peso di traumi irrisolti, modelli di attaccamento insicuri e una cronica incapacità di gestire la frustrazione e la rabbia. La relazione con l'autore, spesso un conoscente, potrebbe essersi deteriorata proprio a causa di queste vulnerabilità psicologiche pregresse, innescando un'escalation fatale a fronte di un evento scatenante apparentemente minore.

3. Familiarità con l’autore: Conoscenti (66%)

Questa è la variabile più eloquente del profilo. Il fatto che due terzi (66%) degli uomini siano uccisi da "conoscenti" conferma pienamente la visione dell'ONOF, che estende il concetto di omicidio "familiare" a tutte le relazioni significative. Non si tratta di violenza perpetrata da estranei, ma di conflitti che nascono e crescono in un terreno di prossimità sociale: vicini di casa, colleghi di lavoro, amici di vecchia data, soci in affari.

Questo dato sposta l'attenzione dalla violenza intra-familiare stretta (genitori, figli, fratelli) o di coppia a quella che potremmo definire "para-familiare". La psicotraumatologia relazionale interpreta questa dinamica come il fallimento del "terzo sociale": la comunità di riferimento che dovrebbe mediare e contenere i conflitti. Le liti per confini, i debiti non saldati, le offese all'onore o le gelosie professionali diventano il campo di battaglia dove si manifestano antiche ferite narcisistiche e incapacità di mentalizzare l'altro. L'omicidio diventa l'atto finale di una relazione traumatica, in cui la comunicazione si è interrotta e l'altro è stato de-umanizzato, trasformato da "conoscente" a "nemico irriducibile".

4. Distribuzione geografica: Nord (50%)

La prevalenza degli eventi nel Nord Italia (50%) suggerisce l'influenza di fattori socio-economici e culturali specifici. Sebbene sia una generalizzazione, il contesto del Nord è spesso associato a un tessuto sociale dove le relazioni possono essere più frammentate e la competizione economica più accentuata. In un ambiente dove il valore individuale è fortemente legato al successo lavorativo e materiale, le crisi economiche o i fallimenti professionali possono avere un impatto psicologico devastante.

Un'ipotesi criminologica è che in contesti di maggiore pressione sociale ed economica, i conflitti tra conoscenti (ad esempio, per motivi di lavoro o debiti) possano acuirsi più facilmente. La minore coesione di certe reti sociali tradizionali potrebbe ridurre la capacità della comunità di assorbire e mediare le tensioni, lasciando gli individui più soli nella gestione delle loro frustrazioni, che possono poi esplodere in violenza letale.

5. Arma utilizzata: Arma da taglio (42%)

L'arma da taglio (coltelli, pugnali, etc.) è per eccellenza l'arma della "prossimità". Il suo utilizzo nel 42% dei casi impone un confronto diretto e un contatto fisico con la vittima, riducendo la distanza emotiva e fisica tra aggressore e aggredito.

L'analisi di questa variabile deve essere tuttavia sfaccettata. Se l'arma viene reperita occasionalmente sul luogo del delitto (ad esempio, un coltello da cucina), si può ipotizzare un gesto guidato da un'intensa attivazione emotiva. Al contrario, non è possibile escludere una premeditazione laddove la persona avesse portato con sé l'arma. Questa circostanza, infatti, indica che l'autore si è preparato allo scontro avendo già contemplato l'uso della violenza letale come un'opzione possibile, se non addirittura pianificata.

Dal punto di vista della psicotraumatologia relazionale (CIPR), la decisione di armarsi prima di un incontro è un indicatore prognostico estremamente grave. Rivela che, nella mente dell'autore, la relazione è già collassata e il conflitto ha raggiunto un punto di non ritorno. La violenza non è più solo una reazione a una provocazione immediata, ma può diventare l'esecuzione di un piano nutrito da sentimenti di vendetta, ingiustizia o da una profonda disperazione. L'atto omicida, quindi, può rappresentare il tragico compimento di un copione mentale in cui la soppressione fisica dell'altro è stata prefigurata come l'unica soluzione per porre fine a un dolore o a una disputa percepita come intollerabile.

 

Conclusione: Il Tradimento della Prossimità

Il quadro che emerge dall'analisi del secondo trimestre 2025 è tutt'altro che rassicurante. Non siamo di fronte a numeri astratti, ma a un vero e proprio identikit della tragedia relazionale: un uomo nel pieno della sua vita, ucciso non da un rapinatore o da un fantasma senza volto, ma dalla mano di un conoscente, in un contesto di prossimità geografica e sociale. L'arma, un coltello, non fa che suggellare la natura intima e viscerale di questi drammi.

Questi dati demoliscono l'idea che la sicurezza venga meno solo di fronte all'estraneo. La minaccia più letale, per l'uomo, sembra celarsi proprio nel tessuto delle sue relazioni quotidiane, in quei legami "para-familiari" che dovrebbero essere fonte di supporto e che invece si rivelano terreni fertili per conflitti irrisolti e rancori mortali. È il fallimento del patto sociale di base, il tradimento della prossimità.

Ecco perché il lavoro integrato di ONOF, AIPC e CIPR trascende la mera statistica per diventare un'imprescindibile opera di decodifica sociale. Comprendere che dietro a un atto di violenza si nasconde una storia di trauma relazionale, di disregolazione emotiva e di analfabetismo affettivo non è un esercizio accademico: è l'unica via per la prevenzione.

 

Ignorare questi segnali significa condannarci a contare le vittime senza mai comprenderne il sacrificio. Affrontarli con gli strumenti della psicotraumatologia e della criminologia significa invece accendere una luce nei recessi più oscuri delle dinamiche umane, con la speranza di disinnescare la violenza prima che questa possa compiersi. Questa analisi non è un punto d'arrivo, ma un potente, inderogabile appello alla consapevolezza e all'azione.

 

L'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (AIPC), attraverso il suo dipartimento clinico, il Centro Italiano di Psicotraumatologia Relazionale (CIPR), e il suo dipartimento di ricerca, l'Osservatorio Nazionale Omicidi Familiari (ONOF), mette a disposizione un team di professionisti pronti ad ascoltarti e supportarti.

Offriamo percorsi terapeutici specializzati e personalizzati a Pescara e Roma per aiutarti a comprendere e superare le ferite emotive, ritrovando equilibrio e benessere.

Per maggiori informazioni, per consultare i dati delle nostre ricerche o per prenotare un colloquio, puoi contattarci tramite i seguenti canali:

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